Quando vedo alla TV le immagini di un uomo che muore, come accaduto ieri alle Olimpiadi invernali di Vancouver allo slittinista Nodar Kumaritashvili, rimango sempre perplesso. Perché mostrarle? Perché sbattere in prima pagina il volto ormai spento e sanguinante di quel povero ragazzo? Perché mostrarlo mentre vola via dal suo slittino per finire la sua vita addosso a un pilastro? Mi dirai: è cronaca, è diritto di cronaca. Sono d’accordo con te, ma cosa aggiungono alla cronaca le immagini di un ragazzo che sta inconsapevolmente vivendo i suoi ultimi istanti di vita? Aggiungono qualcosa? Cosa? Dimmelo, ti ascolto. Magari non ci arrivo io. Se me lo fai capire te ne sono grato. E i suoi genitori? I suoi fratelli? I suoi cari? Non ti chiedi cosa possono provare quelle povere persone nel veder morire il loro figliolo, il loro giovane amico, il loro fratello in quel modo? E ai bambini che guardano la TV e che di colpo, magari per la prima volta, si trovano a fare i conti con la dura realtà della morte, per giunta improvvisa? Non ci pensi? Boh, sono perplesso. Sono domande che mi pongo spesso, sai? Me le ponevo anche nell’occasione del terribile incidente occorso nell’agosto 2008 lungo l’autostrada A4, ripreso dalle telecamere di Autovie Venete e poi trasmesso ovunque. In quella circostanza, alla fine, mi convinsi che vedere quelle immagini avrebbe potuto rappresentare uno sprone per tutti gli automobilisti, me compreso, a rispettare sempre il Codice della strada, a mostrare prudenza, a non azzardare mai nulla. Nel caso del povero Nodar Kumaritashvili, mi sforzo, ma non trovo alcuna motivazione che giustifichi la pubblicazione di quel che abbiamo visto tutti. Se tu nei hai qualcuna, son qua che attendo di capire. Grazie.