La lezione pubblica tenuta da Gianni Minà venerdì 16 ottobre presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione di Macerata sul tema del giornalismo partecipativo, merita secondo me di essere condivisa, perlomeno in alcuni passaggi. Li riporto di seguito, traendoli dai miei appunti e riportandoti le parole stesse del Minà, cosicché possa fruirne anche tu che non c’eri. Se poi mi dici come la pensi, mi fai ancor più contento. Ti ricordo che l’intervista rilasciatami da Minà al termine della lezione, la utilizzeremo il 24 mattina ai Sabati di Blumouse.
L’irreversibile crisi dell’informazione
Domenica scorsa, a Piazza del Popolo c’erano 250.000 persone. Sul palco salivano personaggi del calibro di Roberto Saviano e Sergio Lepri. Il direttore del TG1, invece di inviare cronisti a intervistare i presenti e i relatori, è arrivato – dal suo TG – a prendersela coi presenti. Eppure le regole del giornalismo onesto non sono cambiate. Lì, a Roma, ho capito che la crisi dell’informazione – ovunque – è ormai irreversibile.
L’irreversibile crisi del giornalista
I media ormai finiscono solo nelle mani di imprenditori impegnati politicamente, che hanno interesse a fornire informazioni a sostegno dei loro progetti. Pur nella stessa area capitalista e neoliberale, le testate assumono atteggiamenti diversi dinanzi alle notizie, perché devono essere di supporto al loro padrone. Questo fa entrare il giornalista in una crisi irreversibile. Occorre lottare per cedere il meno possibile dinanzi all’editore impuro che detta le linee editoriali.
Editori al servizio degli sponsor
L’ editore si è accorto che servire i suoi sponsor, porta molta più ricchezza del servire il lettore. In questo modo il creativo diventa il padrone del giornale o della TV. Molti programmi televisivi si fanno secondo la direttiva dell’ufficio marketing dello sponsor.
La televisione che rincitrullisce
La televisione è una concessione che ti dà lo Stato. Non devi usarla per rincitrullire il pubblico. Non puoi badare più allo sponsor che all’ascoltatore. Eppure succede ovunque. Da noi a livelli ineguagliabili. In altri paesi i privati hanno un unico canale, non di più.
La sparizione dei giornalisti storici
I giornalisti storici, quelli della mia generazione, sono progressivamente spariti. Vedi Tito Cortese col suo ‘Di tasca nostra’, programma che suscitava l’ira e le disdette degli sponsor. Con Biagio Agnes, ultimo direttore autonomo, finì la resistenza dell’azienda RAI nei riguardi della concorrenza.
Il mondo non è mai come te lo aspetti
Ho girato il mondo e ho capito che il mondo non è quello che gli editori occidentali vorrebbero fosse. E ho capito che occorre evitare il pregiudizio, perché non è mai come ti aspetti.
Prima di intervistarlo, conoscilo, studialo.
Prima di intervistare qualcuno, studialo, conoscilo, perché se lui sente che conosci la sua storia soddisfi il suo ego e lui diviene piu disponibile.
L’informazione addomesticata
Le notizie relative all’Honduras dimostrano l’addomesticamento. I giornali, parlando dei golpisti, li definiscono ‘le autorità che hanno preso il potere’
Il giornalismo partecipativo
Il giornalismo partecipativo è un veicolo nuovo e fondamentale, perché può garantirci lo spazio che non ci daranno mai. Le nuove forme di associazione per fare contro-informazione sono uno strumento che in poco tempo acquisterà spazio. Associarsi per far sapere quello che si è deciso che tu non sappia.
grazie Marco per gli appunti che hai voluto condividere con noi.