stadioSenti, a me il modo in cui si sta discutendo dei cori razzisti recentemente rivolti al calciatore dell’Inter Mario Balotelli proprio non va giù. Sai perché non mi va giù? Perché il problema dei cori volgari e offensivi, negli stadi, non nasce con il razzismo ma molto molto prima. Il razzismo negli stadi è il volto più becero e schifoso di un fenomeno che ha radici molto più profonde. Mi spieghi per quale motivo allo stadio, durante una partita di calcio, ci si debba sentire liberi di offendere calciatori, arbitri, mogli, fidanzate, madri e figli senza che nessuno ce ne chieda conto? Mi spieghi perché dentro uno stadio io posso insultarti nella maniera più truce, consapevole che nessuno mi punirà mai? Se io ti incontro lungo la strada e apostrofo pesantemente tua moglie vengo – meno male –  chiamato davanti all’Autorità, giusto? Se lo faccio allo stadio non mi dice niente nessuno! Mi spieghi perché? C’è forse bisogno di arrivare al razzismo per scandalizzarsi? Non è già grave, molto grave, che dentro uno stadio ci si possa sentire autorizzati a insultare tutti, dando sfogo agli istinti più biechi? Ma dico io: a una partita di tennis, certe robacce ti permetteresti mai di dirle, di urlarle a squarciagola? Ti sogneresti mai di apostrofare la moglie del tennista avversario con gli stessi epiteti che utilizzi per offendere la moglie del centravanti che ti ha appena fatto gol? Ti sogneresti mai di urlare insulti al primo che incontri per le vie del centro? E allora perché quando vai a una partita di calcio ti senti libero di dire tutto quello che ti passa per la testa, senza alcun imbarazzo? Il problema, caro mio, nasce proprio là, nelle abitudini ignobili che da decenni ci portiamo dietro e che ci inducono, chissà perché, a pensare che dentro uno stadio, nascosti tra decine di migliaia di persone, ci si possa permettere di offendere il nostro prossimo senza alcun ritegno. Partiamo da là e cerchiamo di abituarci all’idea che per godersi una partita di calcio non c’è bisogno di insultare nessuno, che lo stadio non è una zona franca entro la quale godere dell’impunità. Non ti dico che non devi urlare, sostenere la tua squadra, incitarla. Fa’ quello che  vuoi, ci mancherebbe. Ciò che voglio dirti però è che là dentro, come in qualsiasi altro luogo del mondo, non puoi in alcun modo sentirti autorizzato ad offendere nessuno. Se lo fai devi assumerti le tue responsabilità e pagare le conseguenze del tuo gesto. Prima, molto prima di arrivare all’imbecillità dei cori razzisti.

2 risposte

  1. anche a me piaceva andare allo stadio…e quello che non ho mai digerito era il clima di legittima violenza-insulto-volgarità!
    Lancio una provocazione:
    sarà perchè allo stadio van sempre quasi solo uomini?
    se ci fosse una parità di uomini e donne, ci sarebbe altrettanta violenza?

    Io ho smesso di andare perchè non misentivo a mio agio!

  2. Il razzismo negli stadi è una cosa vergognosa. Io ho 13 anni e fino a poco tempo fa pensavo che il calcio come tutti gli altri sport era un modo per divertirsi , certo anche per vincere ma soprattutto pensavo che era un modo per giocare insieme formando una squadra. Si la partita di calcio deve essere commentata ma non per questo i giocatori non solo neri ma in generale di colore devono essere insultati e presi in giro e disprezzati. Ormai quando i miei compagni in classe parlano di calcio mi viene il volta stomaco. Certo il razzismo non scomparirà da un momento all’altro però almeno si potrebbero fare degli sforzi e non insultare più i giocatori di calcio.

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