Il rispetto della privacy negli ospedali del nostro paese, a giudicare da quello che ho visto e sentito stamani, sembra ancora un’utopia. Senti qua. Devo sottopormi a un prelievo di sangue, un semplice emocromo. Mi reco in ospedale e, dopo le opportune procedure di registrazione, mi siedo in sala d’attesa munito di una tessera numerata ad aspettare il mio turno. La sala è piena di gente, puoi immaginarlo. Bè, dico tra me e me, niente male la prassi del numero; quando verrà il mio turno sarò chiamato. Non ci sarà bisogno di fare code, dunque, né dovrò essere chiamato per nome, e quindi non vedrò violata la mia privacy. Finalmente un po’ di rispetto per le persone, mi dico compiaciuto. Detto, fatto. Un’infermiera, pur gentile, irrompe in sala d’attesa e dà inizio alla sua performance urlando in mezzo a tutti:
– Chi è Rossi? Mario Rossi? Sei tu?
– Sì, sono io
– Senti Rossi, tu cosa devi fare?
– Gli esami del sangue
– Ti ricoveri stamani?
– Sì
– In che reparto ti ricoveri?
– Urologia
– Ti operano?
– Sì
– Dove abiti?
– Via del Buon Mercato, 18
– Mi dai il tuo numero di telefono?
– 088-45xxyyzz
– E quello del tuo cellulare?
– 33x-99zzxxyy
– Bene, Rossi. Aspetta qua ché poi ti chiameremo. Anna Bianchi? C’è Anna Bianchi?
– Sì, eccomi
– Tu che devi fare?
– Un elettrocardiogramma
– Perché?
– Perchè ho avuto un problema al cuore e ora devo controllarmi
– Dove abiti?
– Via del Fiume Po, 40
– Mi dai il numero del tuo cellulare?
– 34x-xxx554yy
– E quello di casa?
– 082 xx90yy22
Nel giro di tre minuti decine e decine di persone vengono a sapere chi siano quei due malcapitati, dove abitino, quale problema di salute abbiano e in quale reparto saranno ricoverati. E se tutto ciò non bastasse vengono a conoscere, serviti in un piatto d’argento, i numeri telefonici – di casa e del cellulare – di tutti e due. Ti sembra normale? A me per nulla. Io dinanzi a questi accadimenti rabbrividisco e mi riempio di sana rabbia. Ci vuole molto ad allontanarsi un minuto col malcapitato e a porgli tutte quelle antipatiche domande in privato, lontano da occhi e orecchi spesso indiscreti e curiosi? Perché devi metterlo così in imbarazzo? Perché devi infischiartene della sua dignità, della sua riservatezza, del suo diritto a non far conoscere a nessuno i dati che tu invece gli stai chiedendo davanti a un così vasto uditorio? È una questione di rispetto e di educazione, non credi? Vergognati. Tu e tutti quelli che lavorano nel tuo stesso modo.
Nota: nomi, indirizzi e numeri di telefono sono di fantasia.