Ho la sensazione, seppur da una posizione alquanto periferica e poco significante come la mia, che quella attorno a Giovanni Allevi sia divenuta ormai una vera e propria guerra di religione. Da un lato quelli che, evidentemente convinti della bontà delle proprie competenze, tendono a sminuire il successo del musicista e a farlo apparire unicamente come il risultato di un’azzeccata operazione di marketing, e dall’altro quelli che invece – forse più di bocca buona, chissà – ritengono di dover individuare i motivi di tale exploit soprattutto nella sua musica. Io, chiariamolo subito, non ho in alcun modo competenze musicali che mi consentano di schierarmi da una parte o dall’altra, e per giunta – lo confesso – non me ne importa più di tanto. Desidero tuttavia soffermarmi qualche istante sulla polemica che in questi giorni ha visto protagonista, in merito, il noto violinista Uto Ughi, palesemente schieratosi dalla parte dei detrattori di Allevi con parole piuttosto pesanti che hanno, era prevedibile, suscitato la seccata risposta del musicista marchigiano. Vengo al dunque: ritengo l’uscita di Ughi un’enorme caduta di stile. Il sessantacinquenne violinista di Busto Arsizio, che si dichiara offeso dal successo di Allevi, arriva a definire risibili le composizioni del musicista marchigiano, senza preoccuparsi di spiegare alla massa degli allevi-seguaci il perché di tale giudizio. Un collage furbescamente messo insieme‘ dichiara Ughi, riferendosi ai lavori di Allevi. Dove? Quando? Perché? Spiega nulla, l’Ughi? No. Si preoccupa forse di argomentare, di approfondire, di chiarire, di illuminare la massa allevica, di salvarla dal mostruoso inganno perpetrato dal musicista marchigiano? No. Si limita a spargere veleno e a dare giudizi di carattere strettamente personale, quando dovrebbe ricordarsi che il lavoro di criticare, di giudicare, di sputare sentenze, soprattutto se pubbliche, casomai spetta a quelli che lo fanno per mestiere e non ai colleghi. Tra colleghi ci si rispetta, o al limite ci si ignora; anche quando, a torto o a ragione, ci si ritiene superiori. Lui, invece, con una certa prosopopea, si sente autorizzato a sputare sentenze, a dare giudizi e a pretendere che i suoi punti di vista vengano condivisi dal mondo intero. E non pago dell’enorme scivolone stilistico, Ughi conclude l’intervista invitando Allevi a riflettere tre volte prima di parlare. Dovrebbe farlo lui per primo. La sua onorata carriera, la sua bravura e – soprattutto – la sua età dovrebbero suggerirgli rispetto per chi svolge il suo stesso lavoro, pur con approcci diversi. Aggiungo, per concludere, la mia personale testimonianza: ho avuto modo, un paio d’anni fa, di trascorrere un po’ di tempo con Giovanni Allevi, al BIT 2007, a Milano. Ero al seguito del Cantar Lontano. Marco Mencoboni e compagnia cantante si esibivano tra gli stand della fiera stessa. Allevi si è seduto, ha seguito per un bel pezzo i lavori, si è lasciato intervistare da noi lì presenti allo stand, ha chiacchierato a lungo con noi illustri sconosciuti e ha avuto parole bellissime per il lavoro del maestro Mencoboni, mostrando semplicità, umiltà, modestia e affabilità. Qualità, queste, che l’intervista di Uto Ughi non lascia trasparire nemmeno un po’. Ecco il video di quell’incontro. Ricordo che fui io stesso a montarlo e a mandarlo online direttamente dalla fiera, pochi istanti dopo quella chiacchierata.
Ho letto l’intervista del M° Ughi sulla Stampa, così come ho letto la risposta del M° Allevi. Premetto che sono marchigiano, che sono un musicista, che ho fatto anche gli stessi studi musicali di Allevi… e lo conosco pure un po’. O meglio lo conoscevo prima che diventasse famoso. Secondo me hanno ragione tutti e due: Uto Ughi non ha fatto altro che dichiarare ufficialmente agli italiani quello che più semplicemente potremmo chiamare “il segreto di Pulcinella”. E cioè il pensiero che da tempo serpeggia nel “giro” dei musicisti. I ricciolini, il baciare la tastiera dopo ogni esecuzione, correre scalzo sul proscenio etc… solo marketing. Quel tipo di musica, che non può essere assolutamente definita né classica né contemporanea, la sentiamo ogni giorno nelle pubblicità, nelle colonne sonore (specialmente nei film con le musiche di Johnn Williams), nei documentari, nei commenti musicali che accompagnano i reportage televisivi. E’ qui il punto. Bach lo riconosci tra Vivaldi e Corelli, così Mozart da Haydn e Beethoven da Schubert. Ma Allevi tra Einaudi e altri ancora, si stanno rincorrendo confondendo gli ascoltatori. Io ho comprato l’album Joy, e lo ascolto soprattutto mentre mi faccio la barba: al 3° brano sono già stufo, non sento più l’innovazione da tutti conclamata. E’ un po’ come ascoltare un concerto di una fisarmonica. Dopo 10 minuti, quel suono stridulo e miagolante nonostante la bravura dell’esecutore, diventa insopportabile. Non è un caso che la fisarmonica ancora oggi non gode di collocazioni “nobili” a livello professionale, eccezion fatta per le balere e orchestrine di liscio. Ora bisogna anche dire che Ughi un pochettino ha esagerato, specialmente nelle espressioni. Ma bisogna pur riconoscere che dimostra onestà e coerenza. Il giovane Cafiso è impressionante quando improvvisa con il sax. Stefano Bollani è un pianista che potrebbe suonare la sigla dei Puffi con una Fuga a 4 voci e il giorno dopo eseguire “L’Imperatore” di Beethoven a S. Cecilia. E così tanti altri bravi e talentuosi arrangiatori che lavorano nel nostro Paese. E’ vero anche che la cosidetta “casta” di cui parla Allevi esiste. I Teatri d’Opera sono in mano a direttori artistici e sovrintendenti che dopo aver affossato ed indebitato un Teatro, invece di essere cacciati, ne prendono subito un altro. Allevi fa bene a costruirsi il suo spazietto, a coltivare il suo orticello. Ma come! Tutti si indignavano di fronte alla facilità di successo di quei “Nullafacenti” che affollavano i Reality televisivi. Giusto? E perchè tutto questo pandemonio per uno che: ha studiato, ha talento (e ce l’ha), ha fatto una dura gavetta, ha semre creduto in quello che faceva… e ce l’ha fatta. Poi se i consulenti musicali del Senato non capiscono nulla e lo invitano dopo che in precedenza avevamo ascoltato Muti, Accardo, Campanella ecc., perché Allevi si sarebbe dovuto tirare indietro?
@nabucco: di tutti i commenti che ho sentito su Allevi, il tuo mi sembra quello più corretto ed equilibrato.
Sono ascolano e quindi concittadino di Giovanni Allevi. Uto Ughi nell’intervista rilasciata a La Stampa ha dato sfogo ad una rabbia cieca, incontrollata e soprattutto del tutto ingiustificata. Senza rendersene conto, tanto era il risentimento, ha offeso Allevi, i musicisti che collaborano con lui (alcuni dei quali, come i Virtuosi di Roma, professori di orchestra)e le istituzioni della nazione. Ughi si è fatto alfiere di un sentimento piuttosto diffuso nel mondo accademico dove la notorietà raggiunta di Allevi è vista con supponenza e anzi con disprezzo. Trovo il comportamento di Uto Ughi assolutamente inqualificabile e deprecabile. Se doveva fare una critica aveva mezzi, modi e parole per farlo legittimamente in maniera piu’ equilibrata. Purtroppo per lui ha scelto la facile strada del dileggio e bene ha fatto Allevi a replicare in maniera ferma e precisa. Nella sua rispota ho notato un profondo senso di sgomento e di delusione che credo gli abbiano reso indigesto questo periodo di feste natalizie. Considero Giovanni Allevi una persona intelligente, preparata e sensibile che ha molte cose da dire in campo musicale. Con sincerità devo dire che non tutta la sua musica mi piace, ma in molte cose lo trovo originale ed anzi innovativo. Trovo il suo un esempio positivo, di entusiasmo e voglia di fare, il che non è poco in questo paese dove invece i cattivi esempi sono all’ordine del giorno. Mi piace assai meno il battage pubblicitario che ruota intorno a lui sul quale, se posso dargli un consiglio, sarebbe il caso che esercitasse un maggiore controllo e soprattutto una maggiore attenzione. Nelle note di alcuni suoi concerti e sulle copertine dei suoi libri ho letto cose molto, molto discutibili. Il vero musicista non ha bisogno di tante parole. La musica, è la sua parola. E alle persone che ascoltano spetta il giudizio. Il resto non conta.
conosco allevi praticamente solo per il concerto al Senato.Che dire, è sicuramente un buon musicista, scrive cose piacevoli, ma non è il nuovo Beethoven. Francamente non c’era paragone con il programma dello scorso anno (le Quattro Stagioni eseguite da musicisti di Santa Cecilia).
Mi dispiace che si parli sempre di Allevi come di fenomeno di marketing! Vorrei ricordare a Nabucco che anche Bollani non è da meno, anche lui scrive libri, esce quasi ogni giorno sui giornali… e per quanto riguarda Cafiso che dire di tutta la pubblicità che gli hanno fatto come bambino prodigio? In fondo ora che è cresciuto, è rientrato nel novero dei bravi jazzisti, niente più. Io credo che contro Allevi ci si scagli con violenza, perchè Allevi PENSA. Gli si rimprovera di avere un pensiero e di esternarlo, di esprimere una propria estetica. E che quello che dice tocca il cuore e l’intelletto delle persone. Forse si dimentica che è una caratteristica di quasi tutti i grandi del passato, aver accompagnato le proprie note, da una stesura letteraria, a volte addirittura poetica, del proprio pensiero. La casta ha paura del “pensiero” perchè la consapevolezza del popolo, toglie il potere. Voi musicisti non fatevi strumentalizzare, dovreste essere voi stessi i primi con Allevi.
Io ho conosciuto Allevi alla fine di un concerto. E’ rimasto più di un’ora a parlare e fare autografi, tra sconcerto e ammirazione delle stesse maschere del teatro. La mia impressione è che non finga proprio nulla. Che adori il suo pianoforte, che chiama “il suo destriero” e che lo baci, mi sembra una cosa assolutamente normale,per chi vive da musicista ogni attimo della vita.Quanti chitarristi vanno a letto con la loro chitarra, o penso ai violinisti che hanno cura del proprio violino come di un figlio! Si critica spesso, perchè non si conosce!e, ovviamente perché è più facile!
Concordo con quanto dice Pilates44. Credo però che coloro che nel suo staff si occupano della comunicazione abbiano commesso alcuni tragici errori e che lui sia stato poco attento oppure non troppo consapevole delle conseguenze di certe strategie troppo aggressive. Secondo me farebbe bene a prendersi un periodo di riposo e di riflessione, anche perchè il fronte “contro”, dopo le uscite di Ughi, si ingrossa ogni giorno di più.
Caro Marco, ho seguito sui giornali la polemica tra Ughi e Allevi, trovo che il tuo punto di vista sia molto condivisibile: Ughi l’ha fatta fuori dal vaso, ed ha espresso una posizione censoria secondo me molto pericolosa. Personalmente trovo che Allevi sia un pianista dotato, come ce ne sono tanti, che ha fatto la sua scelta, è sicuramente stato aiutato ed ha avuto fortuna, come oggi è consentito fare a tanti che fanno o pensano di fare “musica” cone la Pausini o Ramazzotti. In fondo siamo immersi nella musica commerciale quotidianamente. Altra cosa è accettare che la musica di Allevi possa rappresentare il mondo della musica “colta” del made in italy e venga spacciata per tale, come diceva il cantante “sono solo canzonette”. Questa è tuttavia una questione da riportare a chi ha scelto di invitare Allevi al Senato per il concerto di Natale. Basti pensare che un “collega” del nostro corregionale, di nome Keith Jarret, già pianista di Miles Davis nonché espressione per 30 anni della contaminazione tra Jazz e Classica ha dovuto aspettare un bel po’ per tenere un concerto alla Scala, una decina di anni fa. Il Senato della Repubblica Italiana è poco più di una bocciofila di provincia, è fatto di persone mediocri, che non abbiamo neanche potuto scegliere, secondo me poteva andare anche molto peggio, ora Rai3 trasmette un concerto farsa in diretta dal Quirinale dove la musica di Mozart viene storpiata per far ridere i bambini… Ma davvero non c’è nulla di meglio per far ridere i bimbi? Penso che questo sia quello che rispecchia il livello culturale della nostra povera nazione.. ciao marco
condivido pienamente !!!
vedi
http://www.pasteris.it/blog/2008/12/29/la-casta-musicale/
condivido piemanente
vedi
http://www.pasteris.it/blog/2008/12/29/la-casta-musicale/
Ciao a tutti. Secondo me entrambe le posizioni, di Uto Ughi e Giovanni Allevi, sono piu’ che comprensibili. Allevi fa benissimo a fare tutto cio’ che fa, non fa del male a nessuno, non toglie spazio a nessuno, e’ simpatico (almeno, a me) e forse, come parecchi dicono, potrebbe svolgere la utile funzione di avvicinare i giovani alla musica “colta”. D’altra parte, Uto Ughi, in modo forse un po’ scomposto, non ha fatto altro che riempire il colossale buco che la critica musicale “seria” avrebbe sicuramente colmato, sul fenomeno Allevi, se le si fosse dato le spazio adeguato. Ma evidentemente non e’ stato cosi’, e ci ha pensato Ughi. In effetti, assumendo la prospettiva di Uto Ughi, e volendo paragonare Allevi ai grandi musicisti del passato, non c’e’ mica tanto da disquisire: la musica di Allevi ha una forma deficitaria: i brani sono molto ripetitivi, con uno sviluppo scarso o inesistente; e’ musica “vecchia”, armonicamente poco interessante, e il merito che il buon Giovanni si autoattribuisce, avere introdotto elementi ritmici “specchio dei nostri tempi”, fa un po’ sorridere: Prokofieff, Sciostakovic, Bartok, Ravel (lo stesso Beethoven!!…devo continuare?) sono dal punto di vista ritmico piu’ avanzati di Allevi (che certamente e’ a sua volta piu’ avanzato di Haydn, di Corelli etc, ma e’ questo sufficiente a giustificare la sua affermazione?). Ora, tutto cio’ dovrebbe essere spiegato con chiarezza: come ha scritto sopra Lella, Allevi non e’ il nuovo Beethoven: probabilmente ha grandi margini di miglioramento, ma deve ancora lavorare duramente per fare qualcosa di significativo (che passi alla storia, intendo). Questo e’ chiarissimo a tutti coloro che hanno una certa esperienza musicale. E questo nulla deve togliere al suo successo, che penso sia meritato. Come al solito si tratta di chiarire, per cosi’ dire, il sistema di riferimento. Se parliamo di Allevi al cospetto dei grandi della musica, il giudizio, relativamente alla sostanza musicale, non puo’ che essere vicino a quello di Uto Ughi. Se parliamo di Allevi al cospetto delle altre stelle del firmamento musicale contemporaneo italiano, il giudizio puo’ senz’altro diventare molto positivo. Ciascuno chiarisca l’ambito della discussione, e poi il confronto fra la varie posizioni e’ possibile con meno malintesi. In ogni caso, in Italia, questo manca: lo spazio alla critica competente. E’ questa assenza che ha portato allo scontro Ughi/Allevi. Ho finito. Mamma mia come sono prolisso 🙂 ciao. Fabio.
Se Allevi arriva al cuore della gente con la sua musica, c’è da chiedersi se una musica, solo perchè non rispetta certi canoni o non ha uno stile identificabile e catalogabile, debba ritenersi una musica scadente.
Penso che se arriva al cuore della gente, se è capace di emozionare, di far piangere, sorridere, di far pensare, allora quella è musica.L’arte in genere, se fine a se stessa, non è arte.
Ricordo qualcosa che spesso molti dimenticano: la catalogazione della musica, dell’arte e dell’architettura in stili o generi è sempre stata successiva alla nascita di una certa arte, di una cerca musica o di una certa architettura.
Concludo. Allevi è riuscito a fare qualcosa che Ughi non ha saputo fare,avvicinare i giovani alla musica classica, quella dei grandi Maestri.Per me questo è un grande merito.
Dopo la legittima esternazione di Uto Ughi, proseguono le proteste per l’indecoroso concerto del 21 Dicembre al Senato della Repubblica Italiana. Segnalo questa lettera:
http://www.ilmanifesto.it/io-manifesto/lettere-e-filosofia/anno/2009/mese/01/articolo/175/?tx_ttnews%5BbackPid%5D=11&cHash=d11ceed361
Ieri s’aggiunge vibrante lettera di Cesare Mazzonis, neo-direttore artistico dell’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai:
Repubblica 8.1.09
Allevi e il concerto delle polemiche
risponde Corrado Augias
<>
Chiosa di Gervasio:
Grazie,Mazzonis! Era indispensabile giungesse una voce della Sua competenza a rinforzo del parere esposto dal M° Uto Ughi. Ed era indispensabile questa voce giungesse dall’ambito Rai. Un amico tedesco, dopo aver visto quel penoso spettacolo, mi ha telefonato da Berlino canzonandomi per quello che aveva visto in Eurovisione! Mi chiedeva chi fosse quella scimmia munita di bacchetta che era lì a rappresentare il prestigio musicale italiano in Europa. Miglior modo per ravvivare il luogo comune degli italiani cialtroni non si poteva trovare. Mi sono vergognato come italiano, non sapevo che cosa rispondere.
Ha ben fatto, prof. Mazzonis, a dirigere la Sua missiva al quotidiano La Repubblica, finora distintosi brillantemente per non aver trattato la questione scandalosa del M° Allevi al Senato. Anzi la domanda è proprio questa: perchè La Repubblica ha potuto tacere, finchè non è giunta una missiva della Sua autorevolezza a rendere ineludibile una risposta? Forse perchè qualcuno pensa davvero il M° Allevi sia “un artista di sinistra”? O forse perchè il quotidiano La Repubblica ha rieditato in allegato cd del maestro di Ascoli e preferisce tacere in nome del business?
Il concerto di Allevi in Senato è stata l’ennesima trappola del centro-destra. Scelta perfetta – Schifani sei un genio! – per intercettare un nuovo potenziale elettorato giovanile (quello che segue estasiato gli esangui conati creativi del genio di Ascoli), imbavagliando nel contempo la sinistra, impossibilitata a dire qualche cosa di fronte a tanta vergogna (perchè se Allevi è dei “nostri”, quel che fa, deve essere bellissimo per forza)! Per fortuna abbiamo artisti coraggiosi come Lei, come il M° Ughi, che all’assopirsi della ragione, reagiscono gagliardamente additando lo scempio. Grazie ancora.
Ascoli Piceno è famosa per i suoi motti cinquecenteschi incisi sulla pietra, in particolare quelli scolpiti sugli architravi dei vetusti portali o delle finestre.
Uno in particolare si addice a stigmatizare questa diatriba sulla presunta elevatura musicale di Giovanni Allevi: esso è scolpito in caratteri lapidari sopra una finestra che si apre sulla famosa ed elegante Piazza del Popolo, nel centro storico della meravigliosa citta.
Il motto recita così: “DIFICILE PLACERE MULTIS”.
Spero che questo possa consolare il mio concittadino musicista e Maestro Giovanni Allevi.
Dante Fazzini
forza Giovanni!
Egregio Signor Fazzini,
il motto latino è pregevole, ma di che si lamenta? Il suo concittadino Giovanni Allevi piace già a moltissimi (anche troppi)!
Diffidi sempre dei consensi plebiscitari!
Piuttosto, se ha occasione di incontrare il Maestro, anzichè consolarlo inutilmente, lo esorti pure a fare la musica che sente nella sua testa, e a cercare di raccogliere con essa tutto il consenso e il successo che saprà meritarsi, come fa qualsiasi artista. Gli raccomandi soltanto un po’ più di cautela e soprattutto di risparmiarci le corbellerie para-filosofiche e gli improbabili apparentamenti estetici che dispensa in libri e interviste – l’ultima su Repubblica ha toccato un “vertice” difficilmente ripetibile -, se non altro per non adombrare pesantemente i titoli accademici di cui ha abitudine di vantarsi. Diversamente il M° Allevi si rassegni a strali sempre più insistenti, perchè “multi nescientes haud pauci mente capientes”. Dubito questo motto sia inciso su un portale ascolano cinquecentesco, comunque grazie.
forza Giovanni … Sebastiano Bach!
Per la Dottoressa Laura Tòrgano:
la ringrazio per “l’egregio” ma essendo il termine derivante dal latino EX GREGE devo corregerla, in quanto non ho mai appartenuto a nessun gregge : mi riferisco a tutta la pletora di plaudenti di Giovanni Allevi (Giornalisti, Musicisti, Registi e chi più ne ha ne metta) che l’hanno portato in trionfo come la rivelazione della nuova musica.
Lo stesso esercito poi oggi ne prende le distanze. Premetto che non sono mai stato un fan Del M°Allevi; ho sentito due concerti e mi sono bastati. Quello che mi ha motivato a prenderne un pò le difese è stata questa”italietta” impietosa che prima ti porta alle stelle poi ci ripensa e, alla prima reazione; diciamolo: priva di stile e del M°Ughi, si infervora e poi s’accoda “egregiamente”. Vede Dott.ssa, ognuno ha quello che si merita!
Se Giovanni Allevi ha esordito immeritatamente in quel dannato concerto(…per lui!) in mezzo quei politici che ci rappresentano, i responsabili di questa…svista siamo io, lei e tutti coloro che hanno causato la tendenza culturale del momento. Ma poi se Allevi non vale davvero niente, perche s’infervora?
C’è sempre la benedetta STORIA a filtrare gli errori.
Grazie comunque anche a lei per la lezioncina di latino e per aver letto il mio intervento.
Condivido pienamente la posizione di Nabucco. Da ascolano di nascita trovo alquanto sorridenti gli sforzi profusi dai miei ex-concittadini, qui e altrove, per difendere a tuti costi il “maestro” Allevi (un ottimo musicista senza dubbio), compreso quello del mio Preside delle medie prof. Fazzini. Basta, ascolani, con questa mania di esaltare oltre modo ogni prodotto “made in Ascoli” così, a prescindere… Già a pochi km dalla ridente conca truentina tutti sanno che le olive fritte sono buone, si, ma dopo 4-5…basta, per carità!!!
Sono ignorante: la musica di Giovanni Allevi la ascolto ogni giorno durante i miei spostamenti in macchina (quanto sono ignorante, mi rilassa questa musica “risibile”!)
Sono ignorante: di Uto Ughi non conosco granché, so che il suo nome appare spesso sui cruciverba e so che si è scandalizzato perché non volevano fare “passare” il suo violino alla dogana: ah sì, so anche che è uno di quegli italiani che mettono il loro indiscutibile talento al servizio della casta e dei salotti buoni anziché sforzarsi di renderlo fruibile agli altri.
Sono ignorante: penso che la musica di Allevi possa servire agli ignoranti come me ad arrivare a quella di Uto Ughi, e che l’intervista di Uto Ughi serva solo a gettare fango su Allevi e non contribuisca a far ascoltare la musica di Uto Ughi.
Salve a tutti, sono una ragazza che ha avuto alle spalle 4 anni di pianoforte classico, ad 11 anni ho iniziato a suonare, a 12 già suonavo la marcia funebre di Chopin (10 anno di conservatorio per difficoltà), i valzer n. 3, n.7, n.9 di Chopin (5 anno), l’anno dopo appassionata come ero di Chopin ho studiato il notturno op 9. n 1 (ottavo anno) ed altri notturni sempre di ottavo anno. Tutto questo l’ho fatto in circa 4 anni di studio forte ed appassionato, mi veniva naturale suonare Chopin….Tecnicamente ho sempre seguito i miei limiti, dove arrivavo suonavo, le ulteriori difficoltà tecniche le avrei affrontate gli anni seguenti dato che ero solo al 4 anno…poi sapete come sono riuscita a buttare la musica nel cesso??? la mia insegnante ha pensato bene di farmi ascoltare da un noto concertista che mi ha saputo dire…non hai abbastanza tecnica per questi pezzi difficili, fai 2 ore a giorno di appoggi per 4 mesi e dopo suona le sonatine di kabalevsky!! Risultato…ho chiuso il pianoforte e non l’ho aperto più!! sono passati 12 anni Chopin lo ricordo ancora se lo suono, gli studi di tecnica no!! Messaggio personale… Ughi dice di difendere la dignità della musica e di difforderla ai giovani… Io ero una di quei giovani appassionata di musica classica, ho inziato lo studio di mia volontà per la bellezza dello strumento, suonavo 6 ore a giorno senza sentire mai peso…guarda come sono finita per colpa dei professoroni di musica!!! Avevo un’inclinazione e me l’hanno spenta… Sapete cosa aggiungo… sentendo la musica di Allevi ho riaperto il pianoforte per riprendere Chopin!! Invece di sparlare contro Allevi, fate insegnare la musica a chi è capace… vedrete che i giovani non abbandoneranno più!!!
Grazie e scusate lo sfogo…ma non posso tacere!!
@Michele
Il problema non è essere ignoranti, il problema è vantarsene.
Le affermazioni di Ughi sono sprezzanti e fuori registro, ma sollevano una questione reale, e seria, che riguarda l’arte. Qui non si contesta che la musica possa anche essere intrattenimento o che possa essere ascoltata mentre ci si fa la barba o si va in macchina (ci mancherebbe altro), ma che una musica in realtà già sentita mille volte venga riscaldata, riproposta al grande pubblico e fatta passare per una rivoluzione, o che il suo autore ami descriversi come una sorta di messia visionario. Questo non è intellettualmente onesto, e chi ama la musica se ne sente offeso: ecco forse spiegati i toni infastiditi – e fastidiosi – di Ughi. Per il resto, se Allevi ha dato a tante persone l’occasione per avvicinarsi a una musica che non sia il pop o il rock si può dargliene merito, ma allora possiamo dare merito a Belen Rodriguez di avere portato qualcuno ad apprezzare la Venere di Milo.
Quindi, Michele, che tu non conosca o non apprezzi la musica di Ughi e che invece apprezzi quella di Allevi non è una colpa, ma questo non significa che tu debba vantartene.