Premessa: chi non ha mai avuto un cane in casa non può percepire pienamente il senso di quel che sto per dire. Quindi astenersi da commenti scontati, grazie. Ulteriore premessa: ora Emi sta molto meglio e sembra avviata verso la guarigione. Detto questo, andiamo.

Emi ha tre anni ed è un meticcio di sesso femminile. Dirti che è meravigliosa è dirti poco. Colore del whisky, struttura asciutta ed elegante, zampe lunghe e snelle, muso allungato, sguardo da colpo di fulmine. Emi vive coi miei genitori sin da quando aveva due mesi, o forse meno. È buona, simpatica e festosa, tranne quando provi a darle la medicina o a sollevarla di peso dal divano perché ti faccia un po’ di posto. Ebbene, da due settimane Emi lotta contro una malattia trasmessale dalla puntura di una rognosissima zecca. Febbre che per lunghi giorni ha sfiorato i 41°C, dolori articolari forti e diffusi, inappetenza e spossatezza hanno trasformato il cane più vivace del mondo in un mesto cucciolone che si trascina per casa debole e titubante e che ti guarda come per dirti: sto male, dammi una mano, non lasciarmi morire, perché di questa malattia, se non mi dai una mano, io posso morire davvero. E tu lì che assisti impotente al suo soffrire, al suo supplicare silenzioso, che la guardi negli occhi e piangi come un bimbo, anzi come un deficiente, terrorizzato dall’idea che quegli occhi possano spegnersi da un momento all’altro sotto i colpi della malattia. E allora via, ogni giorno dal veterinario a misurare la febbre, a prelevare il sangue, a somministrarle l’antibiotico, a rilevare progressi e regressi, nella speranza che pian piano i medicinali e la forte fibra del cagnolino di famiglia abbiano la meglio sul demone della Erlichia, ché così sembra chiamarsi questa malattia dei miei stivali. Malattia che un giorno ti illude dandoti un po’ di tregua e l’altro torna a possederti e a logorarti coi suoi dolori e con la sua febbre. E allora un giorno speri e l’altro ti disperi, un giorno piangi e l’altro ridi, un giorno stai sereno e un giorno fai la spola dal veterinario. E in tutto questo trambusto di faccende, chilometri e sentimenti ti sorprendi di te stesso, di come puoi soffrire per un cane, di come un animale domestico possa entrare nel tuo cuore sino a toglierti il sonno e a monopolizzare ogni tuo pensiero. E ti chiedi perché; ti chiedi per quale motivo tu non riesca a controllare le tue emozioni, per quale ragione un cane debba e possa farti stare così male. Ci pensi e ci ripensi, e sai darti un’unica risposta: a farti male, a coinvolgerti, a toccare le corde più profonde del tuo cuore è la sua innocenza. Perché un cane è l’essere più innocente del mondo, e un innocente non può e non deve soffrire. Un cane è il ritratto della genuinità e della verità. Non ha secondi fini, non ti tradisce, non ti colpisce alle spalle, non ti abbandona mai, rimane al tuo fianco nel bene e nel male, non è come certa gente. Ecco, io credo che a un cane si voglia così bene proprio perché non è come certa gente.

4 risposte

  1. Ho una cagnolina stupenda (dal 2002, mai avuto cani prima) e ti capisco benissimo. Aggiungo che il cane esprime, ogni volta che ti rivede, ciò che noi tante volte non sappiamo dire agli altri umani “ciao, quanto tempo che non ti vedevo! mi sei mancato ma ti voglio bene come prima e forse di più”.

  2. Appoggio in pieno ogni tua considerazione, soprattutto quella ovvia che se non si è mai fatta l’esperienza di cosa sia un cane è meglio astenersi da stupidi e superficiali commenti. Ad ogni modo auguro che la vostra cagnetta possa farcela in fretta anche tenuto conto della giovane età! Avete tutta la mia comprensione: pur essendo veterinario anche io ho passato le pene dell’inferno quando ho diagnosticato un linfoma alla mia piccola Penny (aveva proprio 3 anni); ma nonostante tutte le nefaste previsioni dopo 3 anni è ancora con me, anche perché non mi sono mai arreso alla disperazione, per cui vi invito a non desistere e a seguire le indicazioni del veterinario che vi sta seguendo. Augurissimi!

  3. Grazie mille, Antonio. Emi è ormai guarita e fuori pericolo. E’ stata una brutta esperienza ma si è conclusa nel modo migliore. Auguroni anche per la tua Penny.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.