È morto Giovanni Buccolini. Lo so, non lo conoscevi. Il popolo di Internet non poteva certo conoscerlo. Aveva 87 anni e viveva di fronte alla casa in cui sono nato e cresciuto, la casa costruita dai miei nonni prima della seconda grande guerra, e in cui oggi vivono i miei genitori. Se n’è andato all’improvviso, in punta di piedi, mentre si godeva un po’ di fresco in collina, dove amava recarsi d’estate insieme a sua moglie per sottrarsi all’afa opprimente di un quartiere infuocato. Aveva 87 anni, Giovanni. Era un uomo per bene, di quelli senza fronzoli, l’animo semplice di chi bada alle cose che contano, di chi non si lascia certo cambiare dal tempo e dalle mode stupide di questo mondo. Mai una parola fuori posto, mai una chiacchiera di troppo, mai una malizia sul conto degli altri. Nutrivo, per quest’uomo mite, semplice, pacato e riservato, un innato e profondo rispetto. Lo avevo ereditato da mia nonna, che lo conobbe oltre sessant’anni fa quando, entrambi alle prese con un grave problema di salute, condivisero parte del loro soggiorno in un’antica struttura ospedaliera posta sui colli marchigiani dove, almeno allora, si respirava aria buona, quell’aria di cui entrambi avevano tanto bisogno, quell’aria che Giovanni andava tutti gli anni a respirare in collina, dove ieri lo ha colto la morte. Se ne va con lui un po’ della mia storia, un altro pezzo della mia infanzia, di quando, ragazzini, gli andavamo a suonare il campanello e fuggivamo via di corsa, a nasconderci prima che lui si affacciasse alla finestra e potesse scoprirci. Ora, di corsa, se n’è andato lui. Senza alcun preavviso. Ne sono molto addolorato. Serberò di lui il più bello dei ricordi.