Negli ultimi sei o sette giorni dalle mie parti ha fatto molto caldo; il termometro è salito sovente al di sopra dei 35°C. Nel corso di queste giornate così calde purtroppo alcune persone hanno perso improvvisamente la vita. Ben tre, a leggere i quotidiani locali: un settantacinquenne, un quarantaseienne e un terzo di cui non ricordo l’età. Leggere di persone che muoiono così all’improvviso, gettando peraltro i propri congiunti nella disperazione, fa sempre molto male. Duole inoltre constatare con quanta rapidità, ahimè, la vita a volte sappia abbandonarci. Perché ti sto raccontando ciò? Perché oltre a voler esprimere il mio dispiacere per quanto accaduto, e la mia vicinanza ai cari di chi purtroppo non c’è più, voglio dividere con te una cosuccia che ho notato leggendo le notizie dai quotidiani. Caldo killer uccide anziano, titola uno d’essi. Ancora una vittima del caldo torrido, titola un secondo. Terza vittima del grande caldo è, in sintesi, uno dei titoli dedicati alla terza scomparsa. I quotidiani collegano dunque tutti e tre gli sciagurati eventi al caldo di questi giorni. Ma siamo sicuri si tratti di informazioni corrette? Se da un lato è vero che il caldo può mietere vittime o comunque aumentare il rischio di malori, è altrettanto vero che non è così facile individuare in quattro e quattr’otto e con precisione le cause di un decesso, non credi? Io non sono un esperto ma so che spesso, a questo scopo, sono necessari esami laboriosi e di vario tipo. Allora tu, caro il mio quotidiano, come fai a dichiarare con tanta sicumera che sia stato proprio il caldo a ucciderle? E se poi ti accorgi che non è così? Se poi ti accorgi, rilievi alla mano, che il malore che le ha uccise non ha niente a che vedere con le temperature di questi giorni? Cosa fai? Rettifichi? Scrivi a tutta pagina che ti sei sbagliato, che il caldo non c’entrava, che era solo una tua ipotesi, che i malcapitati sono morti per cause diverse e che tu hai preso in giro il defunto, i suoi cari e i lettori di tutta la tua città? Mi chiedo: è possibile che per vendere qualche copia in più tu non abbia altra arma dell’arrivare ad addomesticare le notizie in questo modo, così che facciano leva sull’emotività collettiva? Perché tu, bada bene, non mi stai dicendo che sono morte tre persone, ma che tre persone sono morte ammazzate dal caldo. È questa la notizia che stai cercando di vendermi. Non si è trattato, secondo te, caro il mio quotidiano, di morti normali (per quanto possa essere normale la morte, specie se improvvisa) ma di decessi provocati dal caldo. Tu, insomma, senza alcun riscontro scientifico e con sorprendente faciloneria ci stai dicendo che nella nostra città è di certo in atto un’emergenza, quando in realtà siamo solo di fronte alle tue ipotesi. Guarda che i lettori non sono così stupidi come forse pensi. Guarda che chi ti compra sa distinguere i fatti dalle ipotesi, e le tue ipotesi – specie se smaccatamente in malafede – non ci interessano proprio. Puoi abbindolarci una volta. Due, toh. Alla terza rischi di perderci. Poi non ti lamentare se le tue vendite risultano in crisi, se il cliente che ti legge (perché chi ti legge è un tuo cliente, lo sapevi?) è sempre meno giovane, se la gente va sempre meno in edicola e sta sempre più davanti al pc. Se ti succede è perché te lo meriti. Impara a fare informazione, se ne sei capace. Ci interessa quella. E la prossima volta limitati a raccontarci ciò che è successo. Per le favole ci sono già le nonne. Loro sì che ce le sanno raccontare.
io credo che sì, i quotidiani, così come i telegiornali, strumetalizzino le informazioni, ma se hai così tanta voglia di inveire contro i mass media, lascia perdere i morti. inoltre, accusando il caldo, non si porta la gente a riflettere sull’effettiva pericolosità di questo?
ultima cosa: il tuo articolo indispettisce alquanto.
cordiali saluti
Luigi
Caro Luigi, il tuo commento mi fa pensare che tu non abbia letto con sufficiente attenzione il mio post. Prova a leggerlo di nuovo e ti accorgerai del profondo rispetto che il sottoscritto nutre nei confronti dei defunti e dei loro congiunti. Forse chi dovrebbe lasciar perdere i morti sono proprio certi mezzi d’informazione che, pur di vendere, strumentalizzano anche le notizie riguardanti coloro che muoiono. In merito poi al portare la gente a riflettere su certe cose, inventandosene altre, no caro Luigi, non sono proprio d’accordo. Riflettere vuol dire ragionare, meditare, valutare; azioni che si possono compiere con equilibrio solo se si dispone della verità e non certo di notizie strumentalizzate o inventate. E pazienza se la verità indispettisce. A presto.