Chi mi conosce sa che sono un innamorato dell’Inter. Chi mi conosce sa anche che, superato da oltre vent’anni il fervore calcistico adolescenziale, vivo la mia passione con equilibrio e spesso con un po’ di distacco. Gli ultimi quattro anni, dopo lunghi periodi di vacche magre, hanno regalato a noi sostenitori della Beneamata, belle soddisfazioni: lo scudetto dell’onestà, lo scudetto dei record, lo scudetto della (sofferta) conferma. A corredo dei tre titoli, due Coppe Italia e due Supercoppe italiane. Insomma, quattro anni di rara bellezza, pieni di bei momenti e di grandi partite giocate da una squadra finalmente forte, vincente, di grande personalità e dalla continuità impressionante. I detrattori, quelli che farebbero bene a concentrarsi sulle recenti nefandezze delle loro società piuttosto che pensare alle altre, hanno in molti modi cercato di sminuire i meriti dei nerazzurri, asserendo più o meno dichiaratamente che i successi siano più figli di Calciopoli che d’altro, e dimenticando che, in realtà, a essere figli dello scandalo erano i titoli precedenti e non certo quelli conquistati dalla squadra di Roberto Mancini. Eh, già: Roberto Mancini. Nessun allenatore, perlomeno negli ultimi 40 anni, era riuscito a vincere così tanto e, soprattutto, a mettere ordine in un ambiente che troppe volte era apparso disordinato e disorientato. Tre scudetti consecutivi! Un’impresa assoluta, degna di un grande allenatore, di un condottiero dalle rare virtù. E che ti fa il presidente? Lo licenzia, in tronco, e per giunta senza manco ringraziarlo per il lavoro svolto in questi anni. Ti sembra normale? A me no. Per nulla. Mi dirai che il presidente è, in questo caso, anche il padrone e quindi fa quel che vuole. Certo, ineccepibile. I soldi sono i suoi ed è libero di rischiarli come vuole. Ma certe cose, amico mio, lasciatelo dire, capitano solo all’Inter. Ma d’altronde da una squadra che si lascia definire Pazza anche dal suo inno ufficiale, cosa puoi aspettarti?

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