25 maggio 2003. Pochi giorni prima l’Algeria veniva colpita da un terremoto i cui danni assumevano proporzioni catastrofiche. I mezzi d’informazione portavano nelle nostre case, per mezzo del tubo catodico, immagini strazianti e difficili da dimenticare. Di getto scrivevo…
L’Algeria piange le migliaia di morti provocati dal terremoto di qualche giorno fa, un terremoto devastante che sembra sia durato addirittura qualche minuto. Credo che il bilancio definitivo, ancora ben lungi dal poter essere stilato, riporterà dati agghiaccianti. Ogni volta che si verificano simili eventi, nella mente di molti sorge la domanda di sempre: Perché? Alcuni rispondono menzionando il destino, altri chiamando in causa madre natura, altri ancora arrivando a scomodare Dio. In realtà, checché se ne dica, la responsabilità va esclusivamente attribuita a noi esseri umani, che costriuamo edifici senza tener conto di come la terra, la superficie del nostro bel pianeta, tremi inevitabilmente e da sempre. L’ho già detto e scritto più volte: non viviamo in un presepe. Tutto ciò che ci circonda vive, si muove, segue i suoi ritmi spesso inconoscibili. Se continueremo a non tenerne conto, se continueremo a costruire edifici inadeguati, continueremo anche a piangere e a contare le vittime. Non prendiamocela con Dio, con il destino o con madre natura. Ricordiamoci che un terremoto, seppur forte, seppur lungo, ove non esistano edifici, può soltanto produrre l’effetto di farci cadere a terra. E’ la sovrastruttura umana, spesso inadeguata e sovente frutto dell’avidità, a generare l’ecatombe.