L’estate del 2003 fu caratterizzata dalla minaccia dei blackout. Eccessivi consumi di corrente, legati al massiccio uso dei condizionatori d’aria in una stagione torrida, sembravano rendere necessaria una serie di blackout programmati, volti a riequilibrare l’ago della bilancia dei consumi. Non fu così, la corrente non mancò mai o quasi. Ma io, chissà perché, buttai giù di getto queste poche righe:
“Giorno di black-out, avvertono i media. Giorno di corrente che salta quando e dove vuole. Giorno di frigoriferi che smettono di raffreddare, di condizionatori che cessano di refrigerare, di computer che non navigano più, di carte di credito che non valgono nulla, di televisori che finalmente si spengono, di radio che finalmente tacciono, di spot pubblicitari che grazie al cielo non vedremo, di pseudo-notizie che non riceveremo. Ma anche giorno di ascensori che si bloccano, intrappolando gente e ingigantendo le già smisurate barriere architettoniche che ci circondano e che privano anziani e disabili della loro dignità.”