Il 13 dicembre 2002, su marcotraferri.com, che ora non esiste più, scrivevo:

“Tutti più in usando ino. Sembra che l’utilizzo del suffisso ino faccia sempre più chic. E nel nome dello chic si proferiscono vocaboli orripilanti. Attimini, minutini e secondini scorrono rigogliosi e indisturbati lungo tutto il nostro parlare quotidiano. Ma secondo voi può esistere un attimino? Vi è mai capitato di veder passare un secondino? Forse sì, in gattabuia. Ma un secondino-unità-di-misura-del-tempo, può trascorrere? Un secondino corto-corto, più corto di quello composto dai soliti dieci decimi come la nostra vista di un tempo, può trascorrere? La vita è già tanto breve, amici miei, che se ci mettiamo anche ad accorciare i secondi siamo davvero finiti. Per non parlare poi di quando andiamo al ristorante. Uno (uno??) spaghettino, una tagliatellina, due pomodorini e magari anche un’insalatina. Tutto ino, tutto piccolo. Non mangia più nessuno. Però siamo tutti chic, cretini ma chic”.

L’ho ritrovata curiosando in quella sorta di macchina del tempo che è waybackmachine.

4 risposte

  1. Il suffisso – ino deriva dal latino -inus. L’uso in italiano di questo suffisso è perfettamente lecito, legittimo e corretto.

  2. Nessuno ne discute la liceità. Dico solo che lo si usa quasi sempre a sproposito. Il post mi sembra piuttosto chiaro. Grazie del contributo.

  3. Sono napoletano, premessa necessaria per capire il seguito. Ho sentito un mio cognato chiamare un nipotino vezzeggiandolo ladro con diminutivo. Ritenuta la cosa di pessimo gusto anche dal punto di vista musicale della parola, ho avanzato l’ipotesi che a questa parola in particolare la lingua italiana non permetteva il suffisso “ino”, quindi è inesistente come vocabolo. Egli sostiene invece,che tutti i sostantivi hanno un accrescitivo e un diminutivo, quindi è perfettamente lecito. E’ in gioco una cena, chi ha ragione? Grazie

  4. Ciao Antonio, grazie del commento. Il suffisso ino, io, non lo utilizzerei mai in nessuno modo. Tuttavia non ho le competenze per poter dirimere la vostra questione. Ti suggerirei, per poter stabilire a chi addebitare la cena, di visitare il sito dell’Accademia della Crusca. Forse lì troverai indicazioni opportune 😉

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